Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente ADUSBEF


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PATTEGGIAMENTI

Parmalat

RICETTA ADUSBEF CONTRO GLI SCANDALOSI PATTEGGIAMENTI
(dell'avv. Antonio TANZA - Vicepresidente Nazionale Adusbef)

Con la vicenda dei patteggiamenti nei grossi processi BIPOP, PARMALAT e perchè no, anche con il probabile futuro patteggiamento CIRIO, la Giustizia Italiana ha perso la faccia dinanzi al mondo intero. Ma i consumatori avrammo i loro denari? Nonostante i pessimismi, la risposta non può essere che positiva. L'unico errore è stato nel confidare che la Giustizia Penale potesse risolvere i problemi dei cittadini truffati: non è stato così. Ma bisogna costruire sulle ceneri. Una cosa utile i processi penali l'hanno fatta: hanno costruito un impalcatura di prove che infanga indelebilmente il sistema bancario italiano. Pertanto, bisognerà iniziare una serie di giudizi civili contro le banche coinvolte nella commercializzazione del prodotto spazzatura, avvalendosi della solida impalcatura probatoria penale. Bisogna fare molta attenzione: elemento focale del processo relativo ai prodotti PARMALAT non è Tanzi & c. ma sono le Banche e le società di revisione. ADUSBEF, con l'avv. Tanza, avvierà su tutto il territorio nazionale una serie di giudizi civili che vedranno coinvolti tutti i responsabili civili dei processi penali e che certamente arriveranno a frutto. Certo, a conoscere prima il triste epilogo dei processi penali, i consumatori si sarebbero tutti orientati sui processi civili: ma nulla è perso. Inizieremo da subito a lavorare per la Giustizia ed il recupero del maltolto, con interessi e spese. Ritornando ai processi penali, il primo processo Parmalat di Milano si sta avviando verso la conclusione. In questa ultima fase, alcuni imputati e alcune società, presenti nel processo come responsabili amministrativi, hanno avanzato richiesta di patteggiamento per i reati di aggiotaggio. Altri avevano già patteggiato nella fase iniziale del processo, così come si è verificato anche per il processo che si tiene a Parma per i reati fallimentari. Inoltre, anche nel secondo processo di Milano, il cosiddetto “troncone bancario”, ancora in fase di udienza preliminare, si profilano degli importanti patteggiamenti. Anche Tanzi ha chiesto di patteggiare (!!!!) Ma a fronte di questi patteggiamenti, che vantaggi avranno, in concreto, i risparmiatori che avevano investito in Parmalat? Nessuno! Per fornire una più completa risposta a questa importante domanda occorre preliminarmente precisare che questi patteggiamenti, rappresentano un implicito riconoscimento di colpevolezza, ma comporteranno che la totale quantificazione dei danni subiti venga demandata al Giudice civile, con conseguente allungamento dei tempi. In particolare, va riferito che la società di revisione DELOITTE & TOUCHEpresentato, nel primo processo milanese, la domanda di patteggiamento accompagnata da una proposta irrevocabile di transazione, in favore dei soli obbligazionisti costituitisi parte civile, pari all’ 1,40% dell’investimento. Peraltro, anche la NEXTRA ha presentato analoga offerta per coloro che si sono costituiti parte civile nel processo del “troncone bancario”, per l’1%. Le Associazioni dei Consumatori giudicano del tutto inaccettabili queste proposte di risarcimento perchè rappresentano importi irrisori per i singoli investitori, in quanto non vanno a coprire minimamente né il danno economico, nè quello morale. Pertanto, le Associazioni dei Consumatori manifesteranno, attraverso i legali delle parti civili, il loro dissenso alle prossime udienze dove si discuterà delle istanze di patteggiamento (offensive per la Giustizia, la morale e, principalmente, per il portafoglio degli utenti), auspicando che i magistrati impegnati nel processo sappiano valutare l’inadeguatezza di queste proposte. Se la Magistratura penale non interverrà per far aumentare dette proposte (dimostrandosi restia ad accettare tali patteggiamenti) queste condizioni, penalizzeranno gravemente gli investitori. ADUSBEF non permetterà a coloro che hanno, a vario titolo, gravi responsabilità in questa vicenda di uscirsene dalla porta di servizio senza pagare il conto, utilizzando degli escamotage processuali. ADUSBEF invita coloro che vogliano davvero riguadagnare un’immagine agli occhi della gente ad affrettarsi a presentare serie proposte di risarcimento, sia agli obbligazionisti che ai vecchi azionisti Parmalat, perchè le Associazioni continueranno a dare battaglia in ogni sede. A tal proposito, ADUSBEF invita gli associati ed i truffati a contattare con ogni urgenza la sede della Vicepresidenza Nazionale di ADUSBEF scivendo un'e-mail ad adusbef@studiotanza.it; inviando un fax al 0836 631656 o telefonando allo 0836 566094.

Rischia una condanna massima a cinque anni, ma prescrizione e indulto la azzereranno. PAOLO COLONNELLO . MILANO L’onore è salvo ma la sostanza rimane invariata: il processo Parmalat, penalmente, è comunque destinato a finire nel nulla. Ieri il presidente della seconda sezione del tribunale, Luisa Ponti, con un piccolo colpo di scena ha respinto le richieste di patteggiamento che tanto scandalo avevano suscitato, avanzate nelle scorse udienze dalla maggior parte degli imputati, Callisto Tanzi compreso. Esultano vittoriose le parti civili che parlano di una «figuraccia internazionale» evitata. Gongolano mogi i legali delle difese (e vedremo perchè). Masticano amaro i pubblici ministeri che pure avevano caldeggiato i patteggiamenti avanzando, un mese fa, una contestazione supplettiva per riaprire i giochi processuali e dare così la possibilità alle difese di fare le loro richieste. «Quella del tribunale - si limita a dire il pm Francesco Greco - è una decisione tecnica che si basa su precedenti pronunce della Cassazione e quindi non si può dire nulla nel merito».Ma la decisione del tribunale suona come uno schiaffo alle speranze dell’accusa che, con i patteggiamenti, sperava di portare a casa e in fretta un risultato sicuro. Lasciando poi alle cause civili la rideterminazione dei risarcimenti. Invece così il processo proseguirà senza più patteggiamenti verso la sua naturale conclusione, gli imputati verranno probabilmente condannati ma alla fine, grazie alla legge Cirielli la prescrizione, prevista per il 2008, cioè ben prima che si possa ragionevolmente arrivare a una sentenza di Cassazione, cancellerà tutto. In ogni caso, prima della Cirielli ci penserà l’indulto che azzererà qualsiasi condanna verrà erogata. E se si pensa che il massimo edittale per un reato come l’aggiotaggio è una pena di cinque anni, significa che l’imputato che riceverà il massimo della pena, almeno formalmente non dovrà scontare più di due anni. Vale a dire che chi immaginava il carcere per gli autori di uno dei più grandi scandali economici della storia recente, si dovrà mettere il cuore in pace. Anche perchè, comunque si mettano le cose, il processo milanese verrà invariabilmente legato a quello più importante di Parma dove si procede per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta. E comunque, se e quando si concluderà quel processo (d’innanzi al tribunale di Parma pendono allo stato ben 18 procedimenti sulla vicenda Parmalat e i giudici emiliani sono già in affanno), le condanne maturate a Milano per aggiotaggio si trasformeranno, con la formula della continuazione tra i reati, in non più di un mese di reclusione (ovviamente simbolica).E’ per questo che il presidente Ponti, ben consapevole del destino di questo processo, respingendo i patteggiamenti ieri ha scritto chiaramente, rispondendo così alle istanze “politiche” dei consumatori e dei piccoli investitori, che l’eventualità di un procedimento estremamente lungo non giustifica il ricorso a riti speciali come il patteggiamento. «L’argomento della ragionevole durata del processo, oggi assunta a rango costituzionale, non pare decisivo - si legge - a meno di ritenere, e non pare possibile, che tale sacrosanta esigenza giustifichi che in ogni momento, a discrezione dell’imputato, senza sostanziali e riconoscibili ragioni di difesa si alteri la cadenza normativa assegnata alla scelta di riti speciali».Inoltre il tribunale ha ritenuto che la contestazione supplettiva non alterasse il reato originario e dunque non consentisse alle parti di svolgere nuove valutazioni in ordine ai riti abbreviati. Dunque, tanto rumore per nulla? L’unico risultato sostanziale di questa decisione appare essere quello della rideterminazione dei risarcimenti, sui quali, a differenza che col patteggiamento, potranno interloquire anche le parti civili che proprio per questo ieri apparivano soddisfatte. In ballo ci sono 141 milioni di euro chiesti dai “fondisti” e un miliardo di euro chiesti dal nuovo amministratore delegato di Parmalat, Enrico Bondi. Infine una piccola beffa per la società di revisione Deloitte che, chiedendo di patteggiare, aveva già versato a titolo di risarcimento a Bondi, 150 milioni di euro. Non li rivedrà più. 1° giugno 2007

MILANO
- Lo scandalo nello scandalo. Il crack Parmalat non finisce di stupire tant'è che la richiesta di patteggiamneto presentata ieri al tribunale di Milano, da parte dei legali di Calisto Tanzi, ha provocato la dura reazione delle associazioni dei consumatori e richiamato l'attenzioni di alcuni importanti quotidiani nazionali tra cui "Il Sole 24 Ore" che dedica all'argomento la prima pagina dell'inserto "Finanza&Mercati". In effetti la richiesta di patteggiamento a due anni e otto mesi per l'accusa di agiottaggio è una mancanza di rispetto verso i 32mila risparmiatori truffati negli anni scorsi e oggi rappresentati dall'avvocato Federico Grosso. "Non è accettabile - ha detto il legale - La richiesta di Tanzi è ridicola così come i risarcimenti, di fronte al più grande processo italiano in ambito finanziario e uno dei primi in Europa".Oltre a Calisto Tanzi hanno presentato istanza davanti alla prima sezione penale del Tribunale Mario Brughera, ex presidente del Collegio sindacale Parmalat, Pier Mistrangelo e Paolo Visconte, entrambi ex membri del cda di Parmalat, Andrea Petrucci, ex direttore generale di Parmalat Finanziaria, Massimo Nuti e Oreste Ferretti, due ex membri del Collegio sindacale Parmalat, Maurizio Bianchi di Grant Thornton.Adolfo Mamoli e Giuseppe Rovelli, invece, i due funzionari di Deloitte & Touche che avevano chiesto il patteggiamento nella scorsa udienza hanno reiterato l'istanza.Alle accuse dei risparmiatori ha cercato di rispondere il pm milanese Francesco Greco, sebbene le sue parole non siano servite a placare gli animi di migliaia di persone truffate (truffate e derubate!). "Rispetto al lavoro della Procura di Milano in questi quattro anni, sentirsi dire che questo caso è denigrata giustizia mi sembra strano e irrispettoso". Greco continua con la sua rringa difensiva: "Un'altra responsabilità è da ricercare nella scarsa collaborazione delle istituzioni. Non è colpa nostra se il legislatore ha introdotto la legge Cirielli che ha di fatto dimezzato i tempi della prescrizione di questo processo. I titolari di obbligazioni Parmalat sono stati derubati anche di sette anni e mezzo di processo. Poi c'è stato l'indulto che ha di fatto svuotato il contenuto di questo processo". Infine: "La scarsa collaborazione delle istituzioni per quanto riguarda il lavoro pesante incontrato dal Tribunale di Parma che naviga in non buone acque, e non regge il peso di 17-18 filoni investigativi, anche a causa di organici non adeguati". 22/05/2007

Ragnatela di processi ma ancora nessuna verità Sedici filoni investigativi e 186 indagati per il reato di concorso in bancarotta. È una corsa ad ostacoli quella intrapresa dalla procura di Parma che, come ha ricordato qualche giorno fa il pm Francesco Greco, «non naviga in buone acque nel disinteresse delle istituzioni». Fascicoli "pesanti" che gravano sulle spalle di tre magistrati: Vincenzo Picciotti, Lucia Russo e Anna Ferrari, le ultime due arrivate soltanto un anno fa. L’unico magistrato memoria storica dell’inchiesta, Silvia Cavallari lascerà definitivamente la procura lunedì prossimo.Nonostante la paralisi che sembra regnare a Parma, per tre filoni d’indagine entro l’autunno potrebbero essere pronunciati i decreti che dispongono i rinivii a giudizio. Un passo decisivo perché si tratta dei processi più importanti: la bancarotta degli amministratori, Parmatour e Capitalia. Rush finale È alle battute finali davanti al Gup di Parma il procedimento per la bancarotta di Parmalat in cui sono coinvolti oltre a Calisto Tanzi anche gli ex amministratori e sindaci che negli anni si sono avvicendati alla guida del gruppo, dichiarato fallito nel dicembre 2003: il giudice di Parma deve decidere su 46 posizioni, dopo avere accolto 18 patteggiamenti.Ad alleggerire il processo provvederanno i riti abbreviati in agenda venerdì per altri tre indagati, Gianpaolo Zini, l’ex legale della Parmalat, Luciano Del Soldato ex manager di Collecchio e Maurizio Bianchi, l’ex revisore della Grant Thornton. Intanto, all’esame del Gup, Domenico Truppa ci sono altre istanze di patteggiamento che saranno definite soltanto al momento dei rinvii a giudizio. Ma ormai la discussione è in discesa: le ultime difese stanno replicando in questi giorni poi il giudice si ritirerà in camera di consiglio.In fase avanzata dell’udienza preliminare anche il filone del turismo con Parmatour dove, se si escludono i 5 patteggiamenti finora accordati, gli indagati sono scesi a 48. C’è poi il procedimento che riguarda la responsabilità di Capitalia anche questo a giudizio davanti al Gup: in questo caso nessuno dei banchieri coinvolti ha chiesto di accedere ai patteggiamenti. Inizierà, invece, il 15 giugno l’udienza preliminare Eurolat dove tra i 13 indagati figura anche l’ex patron della Cirio, Sergio Cragnotti. Novità sulle banche Se il processo Parmalat sta lentamente virando verso il dibattimento, resta aperto il capitolo sulle banche: 12 fascicoli investigativi, uno per ogni banca coinvolta nella bancarotta Parmalat. Al momento i magistrati hanno firmato soltanto l’avviso di conclusione delle indagini, ma novità potrebbero arrivare a breve.Secondo fonti giudiziarie, il lavoro dei sostituti procuratori si starebbe concentrando sulla revisione del quadro accusatorio degli istituti di credito che finanziarono Parmalat, un approfondimento che potrebbe portare alla riscrittura di alcuni 415 bis già notificati. Sarebbe questo uno dei motivi alla base della decisione del Procuratore Capo Gerardo La Guardia di non unificare i procedimenti sulle banche così come richiesto dalla difesa Tanzi: dunque, il lavoro investigativo è ancora in corso e le posizioni dei singoli indagati tra i manager bancari rischiano di aggravarsi. Milano verso la sentenza Sembrava ormai fatta per il processo milanese: ancora poche udienze e poi la sentenza attesa prima dell’estate. Ma a mettere il bastone tra le ruote ci hanno pensato i risparmiatori che hanno sollevato un polverone di fronte ai patteggiamenti e ai risarcimenti definiti «ridicoli».Uno sgambetto inaspettato per i pubblici ministeri Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino che dopo avere combattuto contro gli agguerriti avvocati degli indagati che volevano mandare a tutti i costi gli atti a Parma per via della competenza territoriale, alla fine sono scivolati sulla classica buccia di banana. I pubblici ministeri hanno parlato di «provocazioni» e di atteggiamenti «irrispettosi» delle parti civili.Ora la parola spetta al giudice Luisa Ponti che il 31 maggio dovrebbe sciogliere la riserva sui nove patteggiamenti chiesti dai legali degli imputati, mentre un altro giudice, Cesare Tacconi, il 13 giugno dovrà decidere chi tra i manager bancari accusati di aggiotaggio rinviare a giudizio. Ma anche in questo caso le sorprese non mancheranno. M. M. 23 maggio 2007

Milano - Si scrive Parmalat ma si legge come l’ennesimo psicodramma della giustizia italiana. In aula, a Milano, Calisto Tanzi invoca il patteggiamento a 2 anni e 8 mesi. Le parti civili insorgono: «Questo disastro non può finire a tarallucci e vino». Il pm Francesco Greco invece considera lo strumento una freccia nella faretra della giustizia e se la prende con la politica: «Non è colpa nostra se il legislatore ha introdotto la legge Cirielli che ha dimezzato i tempi della prescrizione di questo processo. I titolari di obbligazioni sono stati derubati anche di sette anni e mezzo di processo e poi c’è stato l’indulto che ne ha di fatto svuotato il contenuto».Greco centra un punto ma trova anche un capro espiatorio: il cronometro della giustizia prevede per l’aggiotaggio, il reato base a Milano, un tempo di sette anni e mezzo e non più di quindici come una volta. Non solo, a frugare fra le pieghe della norma, si scopre che non è più possibile mettere in continuazione i diversi episodi presenti nel capo d’imputazione che abbraccia un periodo compreso fra il ’99 e il 2003: la parte relativa al biennio ’99-2000 è già compromessa. Dunque, se si ipotizza una soluzione soft per gli imputati, è tutta colpa della vituperata Cirielli?Gli stessi magistrati milanesi, pur senza esporsi in prima persona, avanzano obiezioni sul ragionamento del pm ambrosiano. Chiudersi dentro il perimetro della Cirielli vuol dire non cogliere altri frammenti della realtà. Un giudice riassume così la questione: «Il cuore del problema non è Milano ma Parma. È a Parma il processo più corposo, quello per la bancarotta, e qui siamo in alto mare». Una tabella pubblicata ieri dal Sole 24 ore mostra la drammatica situazione nella città emiliana: sedici filoni d’indagine, tutti ancora lontani dal dibattimento. Quattro sono in udienza preliminare, dodici alla fine delle indagini. Lo stesso quotidiano della Confindustria ha scritto, per la penna di Marco Onado, un’altra verità che molti avvocati pensano ma non dicono per paura di complicare i rapporti con la Procura: «Il tribunale penale e civile di Parma è stato travolto dal processo di gran lunga superiore alla capacità operativa». Lunedì, ultimo episodio, l’unico magistrato memoria storica dell’inchiesta, Silvia Cavallari, lascerà definitivamente la Procura.
Insomma, se Milano ha viaggiato senza perdere il tempo che pure è poco, Parma sembra arrancare. E come ricorda Fabio Belloni, il difensore di Calisto Tanzi, «è a Parma che si giocheranno i destini degli imputati». Di Tanzi come del suo storico braccio destro Fausto Tonna che proprio ieri si è visto respingere una richiesta di patteggiamento a 5 anni: «Non congrua». La magistratura milanese potrà scegliere, come male minore, la strada dei patteggiamenti, oppure respingere quelli più spinosi, ma le pene poi stabilite verranno probabilmente rimodulate attaccandole a quelle di Parma. «Quindi - riprende Belloni - il punto è capire come finiranno i processi di Parma e qui, francamente, il rischio prescrizione è molto remoto: per la bancarotta ci sono quindici anni di tempo». In poche parole, Parma è in ritardo su Milano ma ha più tempo, molto più tempo; anche a Parma i patteggiamenti sono di moda, ma i giudici emiliani potrebbero pure decidere di usare il pugno di ferro con gli imputati più importanti, riducendo di fatto il peso dei verdetti milanesi.Come si vede, la verità di Francesco Greco, peraltro una battuta in udienza, non è tutta la verità ma solo un pezzo di una complessa partita a scacchi. Pure a Milano il calendario offre ancora molte pagine da sfogliare: in autunno il tribunale arriverà a sentenza. Poi, considerato che gran parte del capo d’imputazione è schiacciato sul biennio 2002-2003, ci sarà tempo fino al 2010-2011 per fare giustizia. Si può sperare che due o tre anni siano sufficienti per l’appello e per la Cassazione.«La verità - aggiunge un altro giudice del Palazzo di giustizia milanese - è che è facile scaricare tutte le colpe sulla Cirielli». E comunque, siamo ancora in tempo per arrivare a un finale dignitoso che tuteli, almeno a grandi linee, le vittime del più grave fallimento della storia italiana. In realtà altri capitoli del grande inganno sono rimasti nell’ombra e probabilmente ci rimarranno. Basti pensare al rapporto fra le banche e i piccoli risparmiatori. Un documento, trasmesso dalla Banca d’Italia ai pm di Parma il 17 novembre 2005, mostra che nei mesi immediatamente precedenti il tracollo di Parmalat, alcuni blasonati istituti di credito scaricarono sui bond people 200 milioni di obbligazioni. San Paolo-Imi, per esempio, possedeva al 31 dicembre 2002 obbligazioni Parmalat per 102 milioni di euro, solo 126mila euro di bond al momento del crollo. Un alleggerimento vertiginoso, meglio un travaso: dai caveau blindati alle incolpevoli tasche dei risparmiatori. S. Z. - giovedì 24 maggio 2007,




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