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Cirio
Cirio, condannati Cragnotti e Geronzi
Nove anni al primo, quattro al secondo. Assolti Fiorani e la moglie di Cragnotti
TRIONFO di ADUSBEF: Unica Associazione ammessa come Parte Civile e legittimata a richiedere il pagamento dei danni.
Ansa.it 04 luglio 2011 ROMA - Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi sono stati condannati rispettivamente a nove anni e a quattro anni di reclusione al termine del processo sul crac da 1.125 milioni di euro della Cirio.
La vicenda al centro del processo riguarda fatti risalenti al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Sergio Cragnotti, fece andare in default obbligazioni per 1,125 miliardi di euro.
La sentenza è stata emessa dopo una lunghissima camera di consiglio dai giudici della prima sezione del tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore. Nessuno degli imputati eccellenti è presenti in aula dove è ancora in corso la lettura del dispositivo. Trentacinque gli imputati accusati, a seconda delle posizioni, di bancarotta fraudolenta, preferenziale e distrattiva, oltre ché di truffa.
Tra le persone condannate ci sono il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (4 anni e 6 mesi) ed i figlio dell'ex patron del gruppo agroalimentare: Andrea (4 anni la pena), Elisabetta (3 anni) e Massimo (3 anni). Il processo era cominciato il 14 marzo 2008.
ASSOLTI FIORANI E MOGLIE CRAGNOTTI - Il Tribunale di Roma ha assolto Giampiero Fiorani, ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, e la moglie di Sergio Cragnotti, Flora Pizzichemi, per "non aver commesso il fatto" nell'ambito del processo per il crac Cirio. Nei loro confronti la Procura di Roma aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione.
Oltre a Fiorani la prima sezione penale del tribunale di Roma ha assolto anche gli ex vertici della Bpl Giovanni Benevento e Ambrogio Sfondrini e gli ex funzionari della Banca di Roma Angelo Fanti e Remo Martinelli. L'ex presidente di Banca di Roma Cesare Geronzi è stato assolto, sempre con la formula del non aver commesso il fatto, da un'altra accusa di bancarotta preferenziale. Tra gli imputati condannati figurano anche Francesco Scornajenchi (3 anni), Gianluca Marini (3 anni), Annunziato Sordo (3 anni), Pietro Locati (3 anni e 6 mesi), Antonio Nottola (3 e 6 mesi) e Michele Casella (3 anni).
PROVVISIONALE 200 MLN A CARICO UNICREDIT E CONDANNATI - Duecento milioni di euro in via provvisionale. A tanto ammonta la somma che Unicredit, in qualità di responsabile civile, e gli imputati riconosciuti colpevoli al processo Cirio dovranno versare, come risarcimento, all'amministrazione straordinaria del gruppo agroalimentare. Lo stabilisce la sentenza emessa in serata a Roma per il crac della Cirio.
GERONZI: RESTO TRANQUILLO,SI CHIARIRA' IN APPELLO - "Resto tranquillo perché continuo a ritenere di avere agito correttamente, nell'ambito delle responsabilità statutarie, esercitando il compito proprio, naturale del banchiere, senza commettere alcun illecito. Diversamente, in casi della specie, la funzione di ogni banchiere resterebbe paralizzata". Così Cesare Geronzi commenta con l'ANSA la sentenza di condanna a quattro anni di reclusione decisa questa sera nei suoi confronti dal Tribunale di Roma al termine del processo per il crac Cirio. "Per questa ragione e per la fiducia che nutro nella Magistratura - aggiunge - confido che in sede di appello come è già accaduto in un'altra circostanza del genere, l'ulteriore, ponderata riflessione consentirà di fare piena chiarezza e di riconoscere l'assoluta non colpevolezza del mio comportamento".
DI PIETRO: 'GIUSTA LEZIONE, CHI DELINQUE VA IN GALERA' "E' il minimo, hanno fatto morire anche di fame un mare di gente. Il sano risultato di chi delinque e va in galera è il modo migliore per fare capire che chi delinque la deve smettere". Questa la dichiarazione in merito sentenza Cirio rilasciata da Antonio Di Pietro, leader di Idv, nel corso di In Onda, il programma di approfondimento de LA7.
CIRIO: LA STORIA DEL DEFAULT
Le associazioni dei consumatori stimano in almeno 35mila i risparmiatori coinvolti nel crac Cirio, l'azienda guidata da Sergio Cragnotti finita in default nel 2002 per il mancato pagamento delle cedole sulle obbligazioni da 1,2 miliardi di euro e poi dichiarata insolvente nel 2003.
Il gruppo Cirio, secondo quanto si legge nella relazione dei commissari giudiziali, possiede alla fine del 1999 dopo una forsennata campagna di acquisizioni (Del Monte, Bombril e la societa' sportiva Lazio) costata oltre 640 milioni, un debito superiore al miliardo di euro, di cui l'85% verso le banche. Una somma pari cosi' al fatturato e a circa 2 volte il patrimonio netto.
A questo punto il gruppo decide di procedere a una serie di emissioni obbligazionarie in Lussemburgo (percio' non dotate di rating) e teoricamente destinate ai soli investitori istituzionali (''ma successivamente acquistabili e acquistati da chiunque'') che nell'arco del periodo 2000-2002 ammontano a 1,25 miliardi di euro. In questo modo l'indebitamento rimane stabile ma il debito delle banche passa dagli oltre 870 milioni di fine 1999 ai 335 milioni del 2002 e si sposta cosi' verso gli obbligazionisti (850 milioni di euro.
I principali istituti coinvolti nelle emissioni sono Abaxbank-Credem, Ubm-Unicredit, Banca Akros e Capitalia. Gia' nel 2001, tuttavia, scrivevano i commissari, le attivita' operative del gruppo non riuscivano a creare cash flow sufficiente alla copertura degli interessi relativi alle obbligazioni emesse. Per cui si doveva ricorrere a nuovo debito per coprire la spesa in conto interessi, ''secondo una delle piu' classiche formule di avvitamento finanziario delle imprese''. L'8 novembre 2002 quindi arriva l'insolvenza del bond da 150 milioni cui segue, a cascata ('cross default') quello delle altre sei emissioni delle varie societa' del gruppo.
Un tentativo di salvataggio predisposto dagli advisor Livolsi e Rotschild viene bocciato dall'assemblea degli obbligazionisti nel luglio 2003 e a settembre viene decisa l'applicazione dell'amministrazione straordinaria utilizzando la Prodi-bis. Dopo l'inchiesta e il rinvio a giudizio, avvenuto nel 2007, i pm del processo Cirio hanno chiesto, il 2 marzo scorso condanne per 221 anni complessivi a carico degli imputati. In particolare, 15 anni per Sergio Cragnotti, 8 per Cesare Geronzi, 6 per Giampiero Fiorani. La sentenza di primo grado, emessa questa sera ha condannato Cragnotti a 9 anni e Geronzi a 4, mentre ha assolto Fiorani.
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