Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente ADUSBEF


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Cosa fare

Bond Argentina

TANGO BOND

MULTE CONSOB E BANCA D’ITALIA: MA ORA, COME RECUPERARE I SOLDI?
FINALMENTE SI POSSONO INIZIARE DELLE CAUSE "SICURE"



LA SITUAZIONE: Finalmente una presa di posizione “ufficiale” contro le banche sulla vicenda dei cd. “tango bond”. La Consob, all’esito di una lunga istruttoria, ha proposto al Ministero delle Finanze l’adozione di pesanti provvedimenti sanzionatori nei confronti di Banca Intesa ed Unicredit, ree di aver violato, in occasione del collocamento ai risparmiatori delle obbligazioni argentine, le norme che regolano la prestazione dei servizi di investimento. A nulla rileva che le multe sono state annullate per vizi formali (non sono stati rispettati alcuni termini): quello che conta è la sostanza. Nel dicembre 2001 l’Argentina è costretta, a causa del progressivo deterioramento della propria situazione economica, a dichiarare la moratoria sul proprio debito, sospendendo il rimborso delle obbligazioni dalla stessa emesse (e sparse sul mercato internazionale) già a partire da quelle con scadenza gennaio 2002. In Italia sono circa 430.000 gli investitori in possesso di obbligazioni emesse dal Governo argentino: secondo le stime della Task Force Argentina (riportate dalla Consob nella propria audizione presso la Commissione Finanze della Camera nel maggio 2004), il controvalore nominale delle obbligazioni sarebbe pari a 12,8 miliardi di Euro (si è detto: pari all’1% del Pil italiano). Ma non è questo il dato più interessante: stime dell’Associazione Bancaria Italiana affermano che la quasi totalità di questi titoli sarebbe detenuto da investitori privati. Come sia stato possibile che titoli, come vedremo, caratterizzati da una rischiosità elevata, siano poi finiti nelle tasche di ignari risparmiatori, è presto detto: allettati evidentemente dalla “pubblicità” positiva delle banche che glieli hanno venduti, hanno pensato che si trattasse di un “buon affare”, visto che si acquistavano titoli obbligazionari emessi da uno Stato (dunque, in teoria, più sicuri) e caratterizzati da tassi di rendimento estremamente alti. In realtà, gli elevati tassi di rendimento erano dovuti al basso rating (“valutazione”) attribuito ai titoli dalle principali agenzie di rating internazionali (Moody’s, Standard & Poors). In sostanza, le obbligazioni argentine erano già in origine titoli di classe “speculativa” (caratterizzate quindi da rischio medio-elevato). Non solo: a partire dai primi mesi del 2001 (e, nel caso di Moody’s, sin dal 1999), il titolo era stato collocato in categorie (sempre nell’ambito della medesima classe di rischio) sempre più basse man mano che le condizioni economiche dell’emittente andavano peggiorando, passando - potremmo dire - dalle categorie di titolo “rischioso” a quelle di titolo “molto rischioso”. Di tale peggioramento le banche erano sicuramente al corrente, ma hanno ritenuto più vantaggioso tacere e lasciare che agli investitori le notizie sulla perdita dei propri risparmi arrivassero direttamente dalla stampa e dalla televisione. Le prospettive di recupero delle somme investite sino a qualche giorno fa non erano molte: l’Argentina non è in grado di pagare e neanche la trattativa “capestro” messa in piedi negli ultimi tempi dal Governo argentino può porre rimedio alla perdita subita dalle migliaia di investitori coinvolti nel crack. I provvedimenti sanzionatori adottati dalla Consob aprono per i risparmiatori una nuova prospettiva: il recupero, per via giudiziaria, delle somme perdute da quelle banche che, in violazione di specifici obblighi disciplinati dal Testo Unico della Finanza (D.Lgs. n. 58/1998, “TUF”) e dai relativi regolamenti attuativi, hanno permesso che titoli non adeguati alle tasche di investitori cd. “retail” arrivassero ad una clientela assolutamente ignara dei rischi connessi all’investimento (in soldoni: non erano titoli in cui investire i risparmi di una vita!!!). Per i bond argentini, nella tagliola della Consob sono finite, al momento, Intesa e Unicredit. Ci sono voluti 2 anni di indagini, ma alla fine il lavoro portato avanti dalla Consob e dalla Banca d’Italia ha dato i suoi frutti. Il Tesoro, infatti, ha sanzionato per 10 milioni di euro 10 banche coinvolte nei crac dei bond Cirio e Argentina collocati pressi i risparmiatori e poi andati in default. La cifra, insomma, non è di quelle che manderà allo sfascio i conti delle banche, ma ha un enorme valore simbolico e sicuramente darà man forte alle decine di avvocati che puntano a portare le banche in tribunale a tutela dei risparmiatori. ADUSBEF ha predisposto una task force di avvocati per recuperare il maltolto.


COSA FARE: La prima mossa è quella di inviare una lettera ( clicca qui) con la quale si invita la banca multata a restituire il denaro investito. In ogni caso è opportuno inviare altra lettera per interrompere i termini prescrizionali, anche nei confronti dell’Argentina ( clicca qui). Successivamente dovete inviare ad ADUSBEF (in fotocopia) la documentazione che comprovi l’aquisto ed il possesso dei bond: verrete contattati per l’avvio dell’azione giudiziaria che si prevede velocissima, grazie alle contestazioni mosse dalla vigilanza.

Per partecipare all’iniziativa è sufficiente mettersi in contatto con la Vicepresidenza Adusbef collegandosi al sito www.studiotanza.it, oppure scrivendo a adusbef@studiotanza.it, oppure telefonando al 0836566094 o 0836562035 o mandando un fax al 0836631656. Ci necessita acquisire: 1) Fotocopia della Vs carta d’identità; fotocopia del codice fiscale; fotocopia dei titolo giustificativi dell’acquisto dei TANGO BOND.



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