Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente ADUSBEF


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IL PROCESSO DI APPELLO

Anatocismo e Usura > Cosa puoi fare subito! > USURA

PROCESSO DE MASI:
TRE BANCHE ALLA SBARRA PER USURA BANCARIA
INNAZI ALLA CORTE D'APPELLO DI REGGIO CALABRIA


In primo grado gli imputati sono stati assolti dal Tribunale di Palmi, che ha riconosciuto l'esistenza dell'usura ma non ha individuato negli imputati i responsabili del reato. Nove gli imputati del processo dinanzi alla Corte d'Appello di Reggio Calabria (Presidente: Bruno Finocchiaro, Consiglieri Iside Russo e Natina Pratticò) tra i quali figurano l'ex presidente della Banca di Roma, Cesare Geronzi, oggi presidente di Mediobanca; il presidente della Bnl, Luigi Abete; l'ex presidente di Banca Antonventa, Dino Marchiorello, ed alcuni dirigenti e funzionari dei tre istituti di credito. Il Gruppo De Masi che unitamente alla Procura Generale di Reggio Calabria ha appellato la sentenza, si è costituita parte civile con gli avvocati Antonio Amato, Giacomo Saccomanno ed Antonio Tanza.

9 gennaio 2009 Prima udienza alla Corte d'Appello di Reggio Calabria per il processo che ha visto l'imprenditore Antonino De Masi portare alla sbarra i vertici delle maggiori banche italiane perché accusate, con denunce che partono dal 2003, di aver applicato alle aziende del suo gruppo interessi usurai. La Corte d'Appello reggina ha deciso di rinviare il processo al prossimo 4 febbraio per esaminare con più attenzione le carte processuali.

4 febbraio 2009 La difesa del Gruppo De Masi, parte civile nel processo, ha depositato una documentazione da cui risulta che sarebbero stati i consigli d'amministrazione delle banche a stabilire i tassi d'interesse fissandoli a livelli superiori rispetto a quelli praticati in altre regioni. Il Procuratore generale, Francesco Neri, ha richiesto di riaprire l'istruttoria dibattimentale per sentire gli investigatori della Guardia di finanza che hanno svolto le indagini. La Corte d'appello di Reggio Calabria non ha ammesso la costituzione a parte civile degli imprenditori di Confindustria Calabria e dal partito di Antonio Di Pietro, Italia dei valori, che intendevano costituirsi parte civile perché presentata fuori termini.

25 febbraio 2009 Riaperta l'istruttoria dibattimentale nel processo contro le banche: la Corte acquisisce i documenti prodotti dalla parte civile ed ha disposto l'ascolto degli investigatori della Guardia di finanza che hanno svolto le indagini, disponendone un ampliamento.

L'EPILOGO

Tutto è nato dalle denunce dell'imprenditore Antonino De Masi che aveva lamentato l'applicazione di tassi usurari da parte di alcuni importanti istituti di credito italiani, tra cui Antonveneta, Banca di Roma e Banca Nazionale del Lavoro: l'inchiesta, infatti, nasce nel 2003 a seguito delle denunce di De Masi, titolare di un gruppo aziendale, operante nel porto di Gioia Tauro, con centinaia di lavoratori a libro paga, che ha riferito di aver subito tassi usurari dagli istituti di credito. Venerdì 2 luglio 2010, la Corte d'Appello Reggio Calabria (Bruno Finocchiaro presidente, Iside Russo e Natina Pratticò giudici) in parziale riforma della sentenza emessa l'8 novembre 2007 dal Tribunale di Palmi, ha assolto Dino Marchiorello, Cesare Geronzi e Luigi Abete dai reati ascritti perché il fatto non costituisce reato. A fronte della Sentenza di primo grado la Procura Generale aveva impugnato la sentenza e lo stesso avevano fatto le parti civili, le aziende riferibili a De Masi, manager al vertice di un gruppo specializzato tra l'altro nella costruzione di macchine agricole e movimento terra. In primo grado tutti gli imputati, Geronzi in testa, erano stati assolti per non aver commesso il fatto. Nell'udienza del 4 giugno 2010 il sostituto procuratore generale Francesco Neri, a conclusione della requisitoria pronunciata davanti alla Corte d'Appello di Reggio Calabria, aveva chiesto la condanna di Geronzi e di Marchiorello a 2 anni e 8 mesi e 20 mila euro di multa ciascuno, e di Abete a 2 anni e 4 mesi e 15 mila euro. Per Domenico Cunsolo, Giuseppe Falcone ed Enzo Ortolan aveva chiesto 2 anni 4 mesi e 10 mila euro di multa ciascuno. Il rappresentante dell'accusa aveva, infine, chiesto l'assoluzione per gli altri imputati, tutti direttori di filiale: Paolo Pirrotta, Bruno Martino ed Eduardo Catalano con la formula perchè il fatto non costituisce reato. I legali di De Masi avevano richiesto la condanna di tutti gli imputati. Oggi i giudici di seconda istanza hanno confermato per i rappresentanti locali delle banche e parzialmente riformato per i vertici. In sostanza Geronzi, Abete e Marchiorello sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato. Allo stato potrebbe anche essere un elemento positivo, infatti in primo grado, aveva stabilito che Geronzi, Abete e Marchiorello, non erano responsabili nel fissare i tassi di credito e che per questo andavano assolti: bisognerà leggere le motivazioni. Entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni del verdetto. Nei giorni scorsi il gruppo di De Masi, ha reso noto di avere presentato, alle Procure di Roma, Palmi, Reggio Calabria e Catanzaro, una denuncia-querela nei confronti della Banca d'Italia. De Masi ha denunciato ai pubblici ministeri di Palmi, in seguito alla prima sentenza di assoluzione, altre persone responsabili della fissazione dei tassi d'interesse. A causa dei quali alcune aziende del suo gruppo sono andate in sofferenza.


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