Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente ADUSBEF


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Articoli 2008

In edicola

PANORAMA nº 22 del 29 maggio 2008
Soldi & crisi, istruzioni per l’uso

Investimenti personali Dalla A di azioni alla W di Wall Street, passando per la I di immobili: punto per punto, 14 esperti interpellati da «Panorama» spiegano che cosa può accadere nei prossimi mesi sui mercati. Il risultato è una guida per la sopravvivenza dei risparmi.
OBBLIGAZIONI STRUTTURATE di Antonio TANZA
GUIDO FONTANELLI ED EDMONDO RHO





RAI REPORT In onda domenica 25 maggio alle 21.30

DUE PESI E DUE MISURE - Aggiornamento del 6 novembre 2005
Giovanna Boursier

GIOVANNA BOURSIERL’autovelox adesso si verifica periodicamente o no?
CLAUDIO CAPOZZA – CAPO UFFICIO METRICO MILANONo, l’autovelox anche la direttiva comunitaria Mid non lo considera come tale.
GIOVANNA BOURSIERQuindi può ancora succedere che io prendo una multa con l’autovelox che magari mi ha contato una velocità più alta di quella a cui andavo?
ANTONIO TANZA – AVVOCATO ADUSBEFSono centinaia le sentenze emesse del giudice di pace in tal senso, basta fare uno sguardo a internet per rendersi conto della frequenza di questo errore. Gli annullano le multe proprio perché non vi è certezza che quel macchinario in quel momento funzioni. Sono degli strumenti di precisione come le bilance e vanno tarati assolutamente ogni 6 mesi un anno. E’ ovvio che ci va di mezzo la certezza del diritto.



Corriere del Mezzogiorno - LECCE -
sezione: LECCE -
data: 26 febbraio 2008 - pag: 6
L'intervista Parla l'
Adusbef Tanza:
"I clienti già ripagati" LECCE -

L'avvocato salentino, Antonio Tanza, vicepresidente nazionale dell'Adusbef, è stato quello che per primo ha creato "il caso" dei prodotti finanziari "in odor di truffa" targati Banca del Salento e successivamente Banca 121 e Monte dei Paschi di Siena. Tanza ha già ottenuto per molti risparmiatori la restituzione dei soldi investiti nei prodotti finanziari. "La valutazione della procura di Lecce - dice il legale commentando l'archiviazione concessa dal gip Maurizio Saso - è differente di quella di Trani dove il 7 marzo, per lo stesso reato, discuteremo davanti al gip la richiesta di rinvio a giudizio voluto dal pm Savasta per molti indagati i cui nomi compaiono anche nel procedimento leccese". Come giudica la decisione dei giudici leccesi? "Ad ogni modo i magistrati leccesi si sono orientati in questo modo perché si sono trovati di fronte un istituto bancario, il Monte dei Paschi di Siena, che ha deciso intelligentemente di chiudere molte transazioni con i clienti al fine di spegnere quanto prima le polemiche e l'interesse dell'opinione pubblica che non facevano altro che danneggiare l'immagine ". A tutt'oggi si possono quantificare le transazioni? "Su circa ventimila procedimenti aperti in tutta Italia a carico della banca 121 e Monte dei Paschi - spiega ancora l'avvocato Tanza - soltanto il mio studio ne ha conclusi 4600 in favore dei clienti". N. D. Antonio Tanza.



Niente trucchi sulla class action

( Italia Oggi del 29/01/2008 )

ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero 024, pag. 8 del 29/1/2008 Autore: di Elio Lannutti e Antonio Tanza presidenti Adusbef Visualizza la pagina in PDF L'articolo di IO accende il dibattito sull'anatocismo. E la dottrina mette in guardia le associazioni Niente trucchi sulla class action L'Adusbef: i clienti non dovranno restituire gli interessi sui c/c Caro direttore, ci consenta di replicare all'articolo: "Class action, vendetta delle banche", uscito su ItaliaOggi del 23 gennaio 2008, firmato da Stefano Sansonetti. In sostanza si riferisce di un summit dell'Abi fissato il 5 febbraio p.v., per rispondere all'azione di Adusbef & Co. contro l'anatocismo, riportando la tesi, destituita di qualsiasi fondamento giuridico, come dimostreremo, secondo la quale se le associazioni dei consumatori dovessero avanzare una class action contro le banche, che hanno effettuato mezzo secolo di capitalizzazione trimestrale degli interessi, dichiarata illegittima da consolidate sentenze di Cassazione, gli istituti di credito minacciano di farsi dare indietro gli interessi sui conti correnti.Tuttavia le banche fanno finta di dimenticare che chi agirà con Adusbef aveva i conti in rosso (cioè era in debito con la banca): conseguentemente appare implausibile che le banche possano agire contro costoro in via riconvenzionale per il recupero degli interessi attivi anatocistici. Piuttosto dovrebbero intraprendere azioni individuali contro i propri clienti con il conto attivo. Ma anche questa ipotesi appare, questo sì, un boomerang per le banche: infatti la declaratoria di nullità comporterebbe l'applicazione di interessi in misura legale che seppur depurate dagli effetti anatocistici sarebbe di gran lunga superiore al tasso riconosciuto dalle banche. Ricordiamo che l'anatocismo, ossia la capitalizzazione trimestrale degli interessi sui prestiti, seppur vietata dall'art. 1283 c.c., era stata tranquillamente praticata dalle banche dal 1953 mediante il ricorso agli "usi" bancari. Le banche, cioè, giustificavano tale odiosa prassi di capitalizzare trimestralmente gli interessi sugli impieghi, annualizzando quelli sui depositi, perché ciò avrebbe "fatto comodo ai clienti". Dopo anni di ricorsi e di pronunce di Cassazione che avevano dichiarate illecite le pratiche anatocistiche, il governo D'Alema con una norma ad hoc definita "decreto salvabanche", affermò che tale lucrosa attività di capitalizzazione degli interessi era illecita per il futuro, ma consentita per il passato. Ma la Corte costituzionale, su ricorso dell'Adusbef, annullò il colpo di spugna sulle banche. Con una storica sentenza del 4 novembre 2004 contro Unicredit, la Corte di Cassazione ha dichiarato nullo l'uso bancario dell'anatocismo, dichiarando in sostanza che le clausole di capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti dal correntista dovranno considerarsi nulle anche se contratte prima dell'orientamento giurisprudenziale che nel '99 ne aveva negato l'uso. Ma anche volendo concedere alle banche una tesi a dir poco "terroristica" per dissuadere le associazioni dei consumatori, alle banche non converrebbe inoltrarsi in tale ginepraio. Adusbef infatti rilancia ed invita i correntisti a chiedere l'applicazione del tasso legale nei rapporti a credito sorti prima del 1992. A seguito della promessa di class action illustrata da Adusbef, le banche minacciano di coalizzarsi contro i correntisti per farsi restituire gli interessi attivi "capitalizzati". E così quello che dovrebbe essere uno strumento a favore dei consumatori, diventerebbe un'arma nella mani di chi, da sempre, ne ha gestito le sorti. Ma in ogni caso, anche a voler concedere tale ulteriore tutela agli istituti di credito, i conti sono presto fatti. Ipotizzando un conto attivo con un saldo in linea capitale pari a 5.600 euro, a un tasso nominale annuo creditore pari all'1%, gli interessi a credito complessivi, per un periodo in esame dal 30 dicembre 1994 al 1° gennaio 2008, con l'applicazione della capitalizzazione annuale, sarebbero pari a 85,23 euro. Prendendo, invece, a esame un saldo in linea capitale a debito per il correntista sempre pari a 5.600 euro, in ipotesi di capitalizzazione trimestrale, con un tasso debitore annuo pari al 10%, comporta un rimborso per illecito anatocismo pari a 926,25 euro. Quindi la banca vuole mettere sullo stesso piano il suo guadagno di 926,25 euro con un'elemosina di appena 85,23 euro. Bel guadagno per il correntista attivo, tenuto conto che solo la tenuta di un rapporto di conto corrente in Italia comporta un "dazio" annuo pari a 170 euro. Che poi è il più caro in Europa.
ItaliaOggi ItaliaOggi - Primo Piano Numero 024, pag. 8 del 29/1/2008 Autore: di Elio Lannutti e Antonio Tanza presidenti Adusbef Visualizza la pagina in PDF L'articolo di IO accende il dibattito sull'anatocismo. E la dottrina mette in guardia le associazioni Niente trucchi sulla class action L'Adusbef: i clienti non dovranno restituire gli interessi sui c/c Caro direttore, ci consenta di replicare all'articolo: "Class action, vendetta delle banche", uscito su ItaliaOggi del 23 gennaio 2008, firmato da Stefano Sansonetti. In sostanza si riferisce di un summit dell'Abi fissato il 5 febbraio p.v. , per rispondere all'azione di Adusbef & Co. contro l'anatocismo, riportando la tesi, destituita di qualsiasi fondamento giuridico, come dimostreremo, secondo la quale se le associazioni dei consumatori dovessero avanzare una class action contro le banche, che hanno effettuato mezzo secolo di capitalizzazione trimestrale degli interessi, dichiarata illegittima da consolidate sentenze di Cassazione, gli istituti di credito minacciano di farsi dare indietro gli interessi sui conti correnti. Tuttavia le banche fanno finta di dimenticare che chi agirà con Adusbef aveva i conti in rosso (cioè era in debito con la banca): conseguentemente appare implausibile che le banche possano agire contro costoro in via riconvenzionale per il recupero degli interessi attivi anatocistici. Piuttosto dovrebbero intraprendere azioni individuali contro i propri clienti con il conto attivo. Ma anche questa ipotesi appare, questo sì, un boomerang per le banche: infatti la declaratoria di nullità comporterebbe l'applicazione di interessi in misura legale che seppur depurate dagli effetti anatocistici sarebbe di gran lunga superiore al tasso riconosciuto dalle banche. Ricordiamo che l'anatocismo, ossia la capitalizzazione trimestrale degli interessi sui prestiti, seppur vietata dall'art. 1283 c.c., era stata tranquillamente praticata dalle banche dal 1953 mediante il ricorso agli "usi" bancari. Le banche, cioè, giustificavano tale odiosa prassi di capitalizzare trimestralmente gli interessi sugli impieghi, annualizzando quelli sui depositi, perché ciò avrebbe "fatto comodo ai clienti". Dopo anni di ricorsi e di pronunce di Cassazione che avevano dichiarate illecite le pratiche anatocistiche, il governo D'Alema con una norma ad hoc definita "decreto salvabanche", affermò che tale lucrosa attività di capitalizzazione degli interessi era illecita per il futuro, ma consentita per il passato. Ma la Corte costituzionale, su ricorso dell'Adusbef, annullò il colpo di spugna sulle banche. Con una storica sentenza del 4 novembre 2004 contro Unicredit, la Corte di Cassazione ha dichiarato nullo l'uso bancario dell'anatocismo, dichiarando in sostanza che le clausole di capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti dal correntista dovranno considerarsi nulle anche se contratte prima dell'orientamento giurisprudenziale che nel '99 ne aveva negato l'uso. Ma anche volendo concedere alle banche una tesi a dir poco "terroristica" per dissuadere le associazioni dei consumatori, alle banche non converrebbe inoltrarsi in tale ginepraio. Adusbef infatti rilancia ed invita i correntisti a chiedere l'applicazione del tasso legale nei rapporti a credito sorti prima del 1992. A seguito della promessa di class action illustrata da Adusbef, le banche minacciano di coalizzarsi contro i correntisti per farsi restituire gli interessi attivi "capitalizzati". E così quello che dovrebbe essere uno strumento a favore dei consumatori, diventerebbe un'arma nella mani di chi, da sempre, ne ha gestito le sorti. Ma in ogni caso, anche a voler concedere tale ulteriore tutela agli istituti di credito, i conti sono presto fatti. Ipotizzando un conto attivo con un saldo in linea capitale pari a 5.600 euro, a un tasso nominale annuo creditore pari all'1%, gli interessi a credito complessivi, per un periodo in esame dal 30 dicembre 1994 al 1° gennaio 2008, con l'applicazione della capitalizzazione annuale, sarebbero pari a 85,23 euro. Prendendo, invece, a esame un saldo in linea capitale a debito per il correntista sempre pari a 5.600 euro, in ipotesi di capitalizzazione trimestrale, con un tasso debitore annuo pari al 10%, comporta un rimborso per illecito anatocismo pari a 926,25 euro. Quindi la banca vuole mettere sullo stesso piano il suo guadagno di 926,25 euro con un'elemosina di appena 85,23 euro. Bel guadagno per il correntista attivo, tenuto conto che solo la tenuta di un rapporto di conto corrente in Italia comporta un "dazio" annuo pari a 170 euro. Che poi è il più caro in Europa.
( Italia Oggi del 29/01/2008 )



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